scarta aghi superFluo

Nuova produzione di struMenti per macchine da maglieria: gli scarta aghi in Pmma, colore giallo fluo evidenziatore.
Progettati in modo da evitare il fastidioso effetto parallasse nel righello, con l’invito a punta per ‘agganciare’ il pettine nelle scanalature del letto degli aghi e consentire movimenti più fluidi durante la selezione degli aghi.

Per diverse finezze (distanza fra un ago e l’altro) e diversi scarti:
1/1 · 1/2 · 2/2 · 2/3 · 1/5 · 3/1 · 1/3

  • fine gauge (3.5 e 3.6 mm)
  • standard gauge (4.5 mm)
  • bulky gauge (9 mm)
  • mid gauge (6.5 mm)
  • europee finezza 5 (5 mm)

(produzioni on demand, anche di un pezzo singolo, oppure visita il mio Etsy store)

E lode al Cespuglio di Gino di Ennio Lucini, 1968
(con riferimento allo scultore Gino Marotta).

un traforato intrigante

Durante questo ultimo fine settimana ho studiato un punto traforato piuttosto articolato, addocchiato nel gruppo FB di maglieria dedicato al software Dak (DesignaKnit) e di cui era noto solo lo schema per la realizzazione ai ferri.

lo schema per
la lavorazione ai ferri:
come si vede il punto
prevede due colonne
di maglie a rovescio
(la lineetta orizzontale),
che ho deciso di lavorare
manualmente con il
punzone a paletta

tratto da
Laceknittingstitches

La sfida era innanzitutto ridisegnare con Dak-9 lo schema, adattandolo al linguaggio digitale della Brother KH930, che solitamente legge disegni raster/bitmap costituiti da pixel bianchi e neri. In secondo luogo volevo testare l’interactive knitting di un disegno a pizzo. Questa interazione software-macchina è possibile attraverso un sensore posizionato sulla macchina (nel video è la scatola nera col pallino rosso), alimentato dal computer stesso tramite un cavo USB, che legge il passaggio del carrello nel momento in cui il magnete posto sul carrello sfiora il sensore.

Siccome i carrelli coinvolti nella realizzazione del punto traforato, in una Brother, sono due — il carrello L (lace), che sposta i punti da un ago all’altro e il carrello K (knit) che lavora le maglie facendo passare il filo normalmente, come per una maglia rasata — i magneti di cui avevo bisogno erano due. Ecco quindi la soluzione a questa necessità: un piccolo cubo al neodimio (che avevo già in casa da precedenti avventure maglifiche) attaccato alla levetta di metallo del carrello K, mentre il magnetic arm in alluminio, originale Dak, impiegato sul carrello L.

Tornando al disegno dello schema, ho visto che il programma è in grado di elaborare il linguaggio dei simboli — molto simili a quelli del lavoro ai ferri — trasformandoli nel numero di passaggi necessari al carrello L delle Brother. Questo calcolo avviene in automatico nel momento in cui si carica il disegno alla macchina, mentre sull’interfaccia software rimane visualizzato lo schema in simboli. Purtroppo ho potuto constatare anche che il Dak-9 non permette di disegnare due righe consecutive di simboli, cosa che nel mio schema ha creato due righe vuote in più e che il programma riconosce erroneamente come passaggi del carrello K.

Alla fine, infatti, ho dovuto passare 12 volte il carrello-L invece di 10, ignorando gli avvisi del software che mi dicevano di cambiare il carrello (in quelle due righe extra). E poi 2 volte il carrello-K, per lavorare i punti sugli aghi, come al solito nelle lavorazioni a traforato. (12L + 2K).

Dopo diversi test di punti e settaggi, ho ultimato lo schema definitivo e l’ho caricato alla macchina con le opzioni wrong side facing texture, use of colour changer off, per poter lavorare con carrello L a sinistra e il carrello K a destra, come da manuale Brother. In realtà si può tranquillamente lavorare con la posizione dei carrelli invertita, come spesso succede (anche con il Dak).

Inoltre, con la complicità di Marina Fenza (la Maga delle schede), pubblico il suo schema tradotto per schede perforate, software img2track e ayab-knitting. In realtà, mi sembra di capire, anche la maggioranza degli utenti Dak è affezionata agli schemi senza simboli e preferisce visualizzare tutti i passaggi per esteso del carrello L, lasciando solo a quest’ultimo il compito di muovere la cinghia dei disegni per selezionare e muovere gli aghi, in corrispondenza dei pixel neri. Come si fa con le schede perforate, dove il pixel nero corrisponde alla maglia da spostare.
In questo caso il magnete per l’interactive knitting si posiziona unicamente sul carrello K, con manopola disegni in NL (normal, quindi non attiva), come se eseguisse una maglia rasata. Come cartamodello infatti si utilizza una forma (shape file) senza punti integrati, ma con i cali/aumenti calcolati sulla finezza del punto caricato alla macchina. Previo campione, come recita il sacro mantra della maglieria.

aggiornamento
lo stesso schema di simboli può essere elaborato con una bulky KH270, facendo selezionare gli aghi unicamente al carrello K. Di fatto, dovendo manipolare a mano, con i punzoni, tutto il pattern (le KH270 non hanno il carrello Lace per muovere le maglie da un ago all’altro in automatico), bisogna capire fino a che punto sia conveniente utilizzare il carrello K con la cinghia disegni agganciata. E lavorare 12 giri, con i due PART premuti, solo per spostare manualmente le maglie di una riga; disattivare i PART e lavorare i due giri a rasata. Tutto questo senza farsi venire una tendinite cronica agli arti: il carrello della bulkina è molto più pesante di quello delle macchine standard, non vi è dubbio.

Dopo alcuni test ho affinato anche lo schema definitivo per la KH270, in modo da selezionare gli aghi interessati alla manipolazione manuale tutti in una sola passata di carrello: con un punzone da 5 ho mosso le tre maglie della rete, con il punzone da 1/3 le tre maglie delle ‘onde’ e, in ultimo, con il punzone a paletta ho lavorato le colonne a rovescio. Il cambio di colore serve in realtà a ricordarmi di cambiare direzione degli spostamenti.

Jacquard a tre colori, come lo feci

Si tratta della lavorazione jacquard a tre colori con la Brother KH270, usando il Dak9 per trasferire lo schema dal computer alla macchina (download), e per la lettura dei passaggi del carrello (interactive knitting): due processi distinti che permettono l’interazione computer-macchina, ad ogni giro della lavorazione. Questo ultimo passaggio, l’interactive knitting, avviene attraverso un magnete al neodimio posizionato sul carrello principale (il braccio in alluminio) e ad un sensore attaccato nel centro della macchina, alimentato dal computer (lo scatolino nero con un pallino rosso): il sensore leggerà il magnete ad ogni passaggio di carrello, consentendo al software sul computer di indicare le operazioni manuali da fare, a seconda dello schema e cartamodello (creati precedentemente con strumenti specifici del programma), oltre al colore del filato in uso. L’ interactive knitting funziona anche sulle macchine meccaniche e funge da lettore di cartamodelli digitale, il knit leader, reader o radar, che dir si voglia. Il download invece è riservato alle macchine elettroniche (Brother, SilverReed o Passap) che abbiano della memoria libera disponibile in cui caricare gli schemi digitali generati dal software, come la macchina che uso nel video.

In più, nel video si capisce come ottenere manualmente l’effetto bird’s eye nel retro del lavoro: nella maggior parte delle Brother standard questa modalità di lavorazione avviene automaticamente attivando le due manopoline del carrello secondario, i lili buttons, opzione che le seconde fronture delle macchine bulky, le KR260, non hanno. Per compensare questa mancanza si può impostare i carrelli per il doppio jacquard a due colori (i due PART/PR attivi in entrambi i carrelli, il carrello principale impostato per il single motif e la leva di tensione in posizione II ) e azionare manualmente gli aghi della seconda frontura, sollevandoli in posizione E col pettine a scarto 1/1 (un ago sì e uno no) ad ogni giro, in maniera alternata: all’andata sollevo gli aghi pari, al ritorno gli aghi dispari.

Se dimenticassi di spostare gli aghi in E, il filo non verrebbe lavorato, saltando tutta la fila di aghi della seconda frontura, a causa dell’azione dei due tasti PR alzati. All’inizio può sembrare tedioso all’inverosimile ma, dopo aver fatto la consueta pratica, facendo e disfando come al solito, scatterà un certo automatismo nei movimenti, tipico dei lavori ripetitivi di pazienza. Questa operazione manuale gioverà alle maglie sul davanti, che risulteranno uniformi e ben distribuite. A mio avviso ne vale la pena.

impostazione dei carrelli KH270/KR260 per il doppio jacquard

conetti in cartone riciclato per bobinatore Brother Royale Jumbo

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Costruirsi gli strumenti da sé ha sempre il suo fascino e valore: in questo caso si tratta di accessori abbastanza rari e difficili da reperire nel mercato del seconda mano, ovvero i conetti del bobinatore/attorcigliatore a manovella Brother Royale Jumbo. Quello grande con i due volani e il regola tensione, per intenderci.

Costruirli come faccio io è piuttosto facile, ma richiede un po’ di metodo:
• stampa (senza scalare) e taglia il cartamodello del documento PDF in allegato qui sopra
• applica i due singoli pezzi del cartamodello, il cono aperto e il cerchio, sopra ad un cartoncino (io riciclo le confezioni di alimenti come il riso, biscotti, panettoni, eccetera) e fissali con alcuni pezzi di scotch
• ritaglia col taglierino i pezzi dal cartone, aiutandoti con una riga di metallo ed eventualmente anche con le forbici per le parti curve
• curva e chiudi il cono, pinzando il lato della linguetta con una cucitrice a punti metallici
• inserisci il cono di cartone nel portacono del bobinatore, spingendolo bene in fondo. Inserisci il cerchio più piccolo all’interno del conetto di cartone, fin dove si appoggia al bobinatore. Fissa il cerchio di cartone alle pareti del cono con dello scotch. Per ottenere un conetto più stabile, ritaglia un secondo cerchio di rinforzo e inseriscilo sopra al primo che hai già fissato, senza ulteriore nastro adesivo: servirà ad evitare che il conetto di cartone ‘collassi’ con la tensione del filato.

Utilizza questi coni in cartone riciclato inserendoli nella base del bobinatore — al posto del cono originale in plastica — e fissandoli con due pezzi di nastro adesivo (vedi disegno nel documento PDF). Quando avrai finito di avvolgere il filato, estrai tutto il conetto staccando contemporaneamente i due pezzi di scotch. In questo modo potrai utilizzare il bobinatore Jumbo Royale Brother al suo meglio, per ogni tipo di filato che ti occorre lavorare, anche se non disponi (come me) dei coni di ricambio in plastica originali.

Se ti sei perso/a il pattern dei coni più piccoli, ecco qui il link all’articolo dove puoi scaricarlo. Buon lavoro.

PS: qui di seguito ho aggiunto un video sull’utilizzo di questi bobinatori per attorcigliare. Non è lo stesso identico modello del Brother Royale Jumbo, ma il sistema non cambia: la torsione che si ottiene è leggera, ma è sufficiente per assicurare una piacevole ‘mescolanza’ fra i due filati, una volta lavorati.