felix pattern (extended edition)

siccome me l’hanno chiesto, ecco pronto il pattern di Felix (già pubblicato nella sezione progetti/schemi jacquard del sito), in due comodi PDF, contenenti anche la versione “doppio jacquard” (DBJ per gli/le amiche) e altrettanto comodi PNG e STP per i software DAK, img2track, ayab, eKnitter, ecc… Cosa vuoi dippiù, dico io.

aggiornamento (20/02/24): il mio fan Numero Uno — a cui dedico questo post — ha trovato un errore nel pattern “top 24×70” (quello con i gatti che guardano un po’ di qua e un po’ di là) e quindi, precisetty come sono, ho corretto e aggiornato i file. Già che c’ero, nella versione DBJ, il doppio jacquard, ho tolto i puntini dal fondo: non avendo i fili flottanti sul retro, se ne può fare a meno, mentre il pattern acquista più risalto.

Per chi volesse tagliare la scheda con una vinyl-cutter, tipo Cricut o Silohuette Cameo, può utlizzare il software online di Brenda A.Bell. Io ho più confidenza con Oknitme, ma ho dovuto smanettare un po’ con pixel e vettori per dividere il pattern in due o tre pezzi, perché Oknitme ha il limite di processare disegni alti 48 e 60 giri/ranghi (a dir la verità la parola ranghi non riesco molto ad usarla, forse perché non ho fatto il militare a Cuneo). Beh, scegliete voi, a seconda delle vostre risorse (altrimenti scaricate anche i tracciati vettoriali SVG). Buona maglia!

gli straccetti fighetti

Per me questa è un’estate torrida e particolarmente densa di lavoro. Fra un capo maglifico e l’altro, oggi mi sono rilassata così, facendo un video tutorial di un progetto ispirato ad un pattern di Purl Soho, il negozio di filati più fighetto di sempre. Il mio video invece è sempre abbastanza sfighetto, fatto alla buona col telefonino.. ma spero almeno che i passaggi siano spiegati bene.

Per maggior chiarezza, se hai una macchina a schede perforate, quel punto tessuto si fa utilizzando la scheda n.1 (vedi l’immagine qui sotto dopo il video), fermandola dopo il pre-giro, in modo che ripeta una riga soltanto di pattern. Ancora più semplice.

Fase due (Quarantine ai ferri)

Su gentile richiesta di un amico di faceBook, Matteo Valenti, che ha trascorso la quarantena lontano dalla sua macchina da maglieria, pubblico la versione della mascherina per lavorazione ai ferri, che ho deciso di chiamare Quarantine – fase2. Precisando che, così com’è, non ha valore di protezione medico-sanitaria, avendo una trama molto larga. La verità è che ci siamo divertiti parecchio a lavorarci sopra e questo ci è bastato per farci trascorrere questi giorni un po’ più serenamente.

Dunque, dopo qualche aggiustamento iniziale per capire il gauge esatto del suo filato/mano/ferri (non è facile confabulare a distanza via computer in generale, figuriamoci con un knitter entusiasta), alla fine ho deciso di calcolare due versioni: una per taglie grandi (la sua) e un’altra per taglie medio-piccole (la mia). Per quanto riguarda il filato, consiglio un cotone a piacimento che abbia lo stesso gauge indicato, in modo da ottenere le stesse dimensioni dei nostri prototipi. (Per i ferri accorciati alla tedesca potete seguire il videotutorial di Emma Fassio, per esempio).

Per i progetti più provocatori suggerisco di utilizzare questo modello come base e di rifinire successivamente la mascherina con decorazioni a piacimento, ricamate o applicate: si vedano, un esempio per tutti, le incredibili mascherine dell’artista tessile Yrurary.

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Guardate l’ultimo prototipo di Matteo, con il filato tinto da lui: ne avrà fatti cinque o sei, almeno (quel che si dice un knitter entusiasta).

quarantine+ (versione a macchina, aggiornata)

È lo stesso modello del precedente, ma ottimizzato con l’aggiunta della striscia porta ferretto per il naso. Il ferretto è ricavato dalla chiusura delle confezioni di gallette di mais, che avevo già in casa, ma si può provare a ritagliarlo dalle lattine delle bevande, tipo birra (grazie a Ursa per il consiglio). La striscia si piega e si cuce verso l’interno con ago e filo, lasciando i due lati corti aperti: in questo modo il ferretto si può inserire ed estrarre per le operazioni di lavaggio e sterilizzazione della parte in maglia.

Già che c’ero — ho stramaledettamente molto tempo da dedicare ai dettagli — ho affinato la spiegazione e ottimizzato il passaggio delle diminuzioni ad aghi sospesi.
Felici, post-atomici, smacchinamenti.

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[novità] scarica qui sotto la versione in inglese (ringrazio di cuore Alessandrina Costa che mi ha aiutata nella traduzione, da Boston, dove vive).
Attenzione dunque a creare le mascherine DIY attenendosi sempre alle regole igieniche più indicate: lavarsi bene le mani, lavare le mascherine ad alta temperatura, svaporare e lasciare asciugare su piani disinfettati con alcool. Disinfettare anche gli strumenti che si maneggiano e, una volta indossata, non toccare la mascherina con le mani.
Aggiungo ancora qualche link utile:
· qui il blog delle briGatte Mascherine, con link sulla ricerca a tema.
· qui lo studio comparativo sui materiali filtranti di SmartAirFilters [aggiornamento ad aprile 2020].

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quarantine 2020, le mascherine diy

La vera buona notizia, che sto ascoltando dalla radio in questo istante mentre scrivo, è che diverse aziende in Italia stanno riprendendo la produzione delle mascherine di protezione, arrestata già da diversi anni a causa della concorrenza del mercato asiatico.

Nell’attesa che i dispositivi ufficiali tornino reperibili negli scaffali delle farmacie, pubblico la mia versione di mascherina DIY: è in maglia vanisé, con il lato dritto in cotone (a contatto con la pelle) e il lato rovescio in lana. Con il lavaggio e lo strofinamento ad alta temperatura la maglia s’infittisce — oltre a sterilizzarsi — grazie alla capacità infeltrente della lana. Per aumentare maggiormente l’efficacia, la mascherina è a doppio strato, con un’apertura per l’eventuale inserimento di un velo di TNT usa-e-getta. Grazie a questa ‘tasca’ che contiene il materiale filtrante, la mascherina si può realizzare anche in solo cotone, pensando ad una versione per le stagioni più calde.

A tal proposito, segnalo uno studio comparativo sull’efficacia dei materiali di filtraggio delle mascherine fai-da-te, quelle cucite: pare che il top siano il tessuto di rivestimento dei cuscini antiacaro, il jersey delle T-shirt perché si adatta bene al viso, o il cotone degli straccetti da cucina, in quanto morbido e fitto. In doppio strato.

Qui invece si trovano importanti suggerimenti dell’OMS su come indossare la mascherina chirurgica.

E perché tutto ciò abbia un minimo di senso, è comunque bene mantenere il protocollo igienico suggerito di restare a casa il più possibile, lavarsi le mani, non toccarsi il viso, non sputacchiarsi addosso, ecc.. Inoltre, dopo l’utilizzo — che non deve superare le tre ore di tempo — le mascherine DIY vanno lavate a 90° (presumo che una bella svaporata di ferro finale dovrebbe toglierci ogni dubbio).

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