modifica di un carrello Silver Reed, da RJ1 a FRJ80

Il carrello RJ1 della seconda frontura (ribber) rende possibile lo scartamento degli aghi uno sì e uno no (every other needle), nelle macchine standard gauge Silver Reed.

Esternamente è identico ai carrelli FRJ80, propri delle macchine fine gauge (come la mia sk830). E infatti funziona anche su di esse, finché si tratta di fare per esempio i punti a coste o la maglia unita. Ma per attivare i due tasti in grado di scartare un ago sì e uno no ( i-i ) — e rendere possibile il cosiddetto “bird’s eye effect” sul retro del doppio jacquard — bisogna sostituire due camme interne: nelle standard gauge si presentano come due piccoli ingranaggi con quattro pippiolini, entro cui scorrono gli aghi ad un passo di 4.5 mm fra un ago e l’altro, mentre nelle fine gauge i pippiolini sono cinque, per poter scartare aghi più piccoli e più ravvicinati, al passo di 3.6 mm.


Una volta ho visto un carrello FRJ80 in vendita in un sito russo alla cifra di 2400 euro: era completo di ribber e utensili correlati (pesetti e pettini) ma vabbe’, abbiamo capito a che cosa ci troviamo difronte… una rarità assoluta.

Grazie ad un’operazione di reverse engineering (più banalmente: ricalcando le foto di questo post su Ravelry di Heidi Capatos) sono riuscita a disegnare le camme in vettoriale. Prontamente Mauro Alfieri ha trasformato i miei disegni a due dimensioni in file a tre dimensioni, per poi realizzare i pezzi veri e propri in plastica, utilizzando la sua stampante 3D (trovi i suoi file condivisi su Thingiverse). Fin qui tutto bene.


La parte più difficile è stata smontare l’ingranaggio standard e rimontare quello fine, limando delicatamente il perno di acciaio nella ribattitura che lo blocca e lo sostiene al ponte. Ho quindi dovuto ricreare un perno nuovo, avendone consumato leggermente la punta per poterlo estrarre. Per fare questo ho tagliato e limato dei perni dello stesso diametro ma più lunghi, comprati in ferramenta (ma probabilmente si possono trovare delle minuterie metalliche più adatte fra gli articoli per pellettieri, con una ricerca più accurata).

Mettere insieme i pezzi invece non è stato difficile, bisogna:
1. aprire il carrello (svitando le quattro viti ottonate indicate dalle frecce)


2. estrarre le camme (svitando due viti)

3. limare la punta del perno ribattuta, estrarlo, sostituire la rotella da quattro con quella da cinque pippiolini (in inglese “pins“.. non so come altro chiamarli), sostituire e ribattere il perno per fissare la rotellina al suo posto

4. piegare la striscia di metallo indicata dalla freccia in modo da fermare la nuova rotella come indicato nel disegno

5. rimontare le camme al loro posto, chiudere il carrello… et voilà! Ecco gli aghi selezionati alternativamente, pronti per fare il doppio jacquard con l’effetto bird’s eye sul retro. Felicità.

nuovi colori per gli scarta aghi on demand

novità: oltre al classico arancione trasparente, adesso puoi scegliere il tuo set di tre scarta aghi nel tuo colore preferito — sempre in Pmma trasparente da 3 mm di spessore — fra quelli disponibili (vedi la tavolozza colori). I tempi di lavorazione prevedono circa 5-7 giorni, mentre i costi e tempi di spedizione variano a seconda dell’area geografica del destinatario: arriveranno elegantemente confezionati a mano, uno ad uno con un incarto origami in carta “riutilizzata” (nel senso che prima di diventare delle confezioni origami, erano fogli di scarto di un avviamento macchina, recuperati da un amico stampatore). Sei in cerca di un’idea regalo tricotosa, oppure ne hai bisogno perché ti mancano? Ordinali comodamente nel mio Etsy shop. Buona maglia!

carrello del traforato · Silver Reed SK830

i miei primi tentativi con la SK830, la fine gauge elettronica Silver Reed (passo 3.6 mm), ovvero: utilizzo del carrello del traforato con il lettore schede mylar EC1.

Nel video ometto la parte dove posiziono e registro le camme magnetiche per fare il piazzamento del disegno, ma si vedono le due camme laterali a scorrimento, che segnano l’inizio e la fine del disegno (uno o due punti prima degli ultimi aghi laterali, per ottenere dei vivagni puliti) e la camma P1, che segna l’inizio del modulo: in questo caso è centrato e quindi la tacca rossa coincide con lo zero. Inoltre, per memorizzare queste coordinate bisogna muovere il carrello un paio di volte, oltre le camme, cosa che ho fatto mentre preparavo la base in maglia rasata.

I magneti delle camme vengono letti dai sensori del carrello, che muoverà gli aghi a seconda di ciò che è disegnato sulla scheda mylar, giro dopo giro.
Anche nel lettore EC1 ho dovuto registrare il disegno, facendo scorrere manualmente le tacche del righello che segnano l’inizio e la fine del pattern, rispetto ai 60 punti totali disponibili nella scheda: in questo caso partiva dal punto 1 a sinistra, per finire nel punto 24 a destra. Qui non c’è bisogno di memorizzare nulla, perché come premi i pulsanti o muovi le tacche, il lettore esegue di conseguenza. Evviva.

Nel video si vede chiaramente un problema di mispatterning (errore nel disegno), una parola che incontro spesso nei forum in inglese che si occupano di macchine Silver Reed elettroniche: da quello che ho capito il disegno rischia di slittare soprattutto quando si utilizza il sistema Dak e contemporaneamente si devono fare cali e aumenti. Questa eventualità l’affronterò più avanti, perché in questo video mi sono limitata a mostrare l’assetto nel modo originale, senza computer di mezzo:

qui le maglie cadevano o non venivano lavorate a causa di un fattore meccanico, una placca sottile di metallo sotto all’abbassatore piegata male, che bloccava le palette degli aghi. Una volta raddrizzata la placca con una pinza, il carrello ha cominciato a funzionare perfettamente. Ed ecco il risultato definitivo:

disfare e rigenerare un filato

in questo articolo mostrerò come ho recuperato un filato pregiato già lavorato, lavato e bloccato. Grazie a Matt, che mi ha messo a conoscenza del trucchetto del coperchio col foro… molto steampunk ;D

procedimento
occorre una pentola di medio-piccole dimensioni, un coperchio col foro per il vapore e qualche bicchiere d’acqua. Opzionale (ma consigliato): un bobinatore a manovella per avvolgere il filo da riutilizzare in forma di cake, o da lasciare direttamente sul conetto.
Chiaramente, chi preferisce le matasse può utilizzare invece un arcolaio, mentre chi non avesse né l’uno né l’altro, può avvolgere il filo sulle mani e formare il classico gomitolo. In ogni caso è bene lasciare il tutto molto arioso e morbido (il filo quindi deve essere lento, mai teso), in modo da lasciare che le fibre si asciughino riprendendo l’aspetto ‘sofficioso’ (fluffy) definitivo.

Con il mio metodo abituale avrei per prima cosa avvolto il filo in una matassa, poi l’avrei svaporata con il ferro e, dopo l’asciugatura, avrei rimesso la matassa nell’arcolaio per passare il filo al bobinatore a manovella e formare la mia rocchetta. In questo modo invece, con la pentola d’acqua sul fornello, ho potuto fare tutti i passaggi in un colpo solo. Booom!

scarta aghi superFluo

Nuova produzione di struMenti per macchine da maglieria: gli scarta aghi in Pmma, colore giallo fluo evidenziatore.
Progettati in modo da evitare il fastidioso effetto parallasse nel righello, con l’invito a punta per ‘agganciare’ il pettine nelle scanalature del letto degli aghi e consentire movimenti più fluidi durante la selezione degli aghi.

Per diverse finezze (distanza fra un ago e l’altro) e diversi scarti:
1/1 · 1/2 · 2/2 · 2/3 · 1/5 · 3/1 · 1/3

  • fine gauge (3.5 e 3.6 mm)
  • standard gauge (4.5 mm)
  • bulky gauge (9 mm)
  • mid gauge (6.5 mm)
  • europee finezza 5 (5 mm)

(produzioni on demand, anche di un pezzo singolo, oppure visita il mio Etsy store)

E lode al Cespuglio di Gino di Ennio Lucini, 1968
(con riferimento allo scultore Gino Marotta).