Jacquard a tre colori, come lo feci

Si tratta della lavorazione jacquard a tre colori con la Brother KH270, usando il Dak9 per trasferire lo schema dal computer alla macchina (download), e per la lettura dei passaggi del carrello (interactive knitting): due processi distinti che permettono l’interazione computer-macchina, ad ogni giro della lavorazione. Questo ultimo passaggio, l’interactive knitting, avviene attraverso un magnete al neodimio posizionato sul carrello principale (il braccio in alluminio) e ad un sensore attaccato nel centro della macchina, alimentato dal computer (lo scatolino nero con un pallino rosso): il sensore leggerà il magnete ad ogni passaggio di carrello, consentendo al software sul computer di indicare le operazioni manuali da fare, a seconda dello schema e cartamodello (creati precedentemente con strumenti specifici del programma), oltre al colore del filato in uso. L’ interactive knitting funziona anche sulle macchine meccaniche e funge da lettore di cartamodelli digitale, il knit leader, reader o radar, che dir si voglia. Il download invece è riservato alle macchine elettroniche (Brother, SilverReed o Passap) che abbiano della memoria libera disponibile in cui caricare gli schemi digitali generati dal software, come la macchina che uso nel video.

In più, nel video si capisce come ottenere manualmente l’effetto bird’s eye nel retro del lavoro: nella maggior parte delle Brother standard questa modalità di lavorazione avviene automaticamente attivando le due manopoline del carrello secondario, i lili buttons, opzione che le seconde fronture delle macchine bulky, le KR260, non hanno. Per compensare questa mancanza si può impostare i carrelli per il doppio jacquard a due colori (i due PART/PR attivi in entrambi i carrelli, il carrello principale impostato per il single motif e la leva di tensione in posizione II ) e azionare manualmente gli aghi della seconda frontura, sollevandoli in posizione E col pettine a scarto 1/1 (un ago sì e uno no) ad ogni giro, in maniera alternata: all’andata sollevo gli aghi pari, al ritorno gli aghi dispari.

Se dimenticassi di spostare gli aghi in E, il filo non verrebbe lavorato, saltando tutta la fila di aghi della seconda frontura, a causa dell’azione dei due tasti PR alzati. All’inizio può sembrare tedioso all’inverosimile ma, dopo aver fatto la consueta pratica, facendo e disfando come al solito, scatterà un certo automatismo nei movimenti, tipico dei lavori ripetitivi di pazienza. Questa operazione manuale gioverà alle maglie sul davanti, che risulteranno uniformi e ben distribuite. A mio avviso ne vale la pena.

impostazione dei carrelli KH270/KR260 per il doppio jacquard

conetti in cartone riciclato per bobinatore Brother Royale Jumbo

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Costruirsi gli strumenti da sé ha sempre il suo fascino e valore: in questo caso si tratta di accessori abbastanza rari e difficili da reperire nel mercato del seconda mano, ovvero i conetti del bobinatore/attorcigliatore a manovella Brother Royale Jumbo. Quello grande con i due volani e il regola tensione, per intenderci.

Costruirli come faccio io è piuttosto facile, ma richiede un po’ di metodo:
• stampa (senza scalare) e taglia il cartamodello del documento PDF in allegato qui sopra
• applica i due singoli pezzi del cartamodello, il cono aperto e il cerchio, sopra ad un cartoncino (io riciclo le confezioni di alimenti come il riso, biscotti, panettoni, eccetera) e fissali con alcuni pezzi di scotch
• ritaglia col taglierino i pezzi dal cartone, aiutandoti con una riga di metallo ed eventualmente anche con le forbici per le parti curve
• curva e chiudi il cono, pinzando il lato della linguetta con una cucitrice a punti metallici
• inserisci il cono di cartone nel portacono del bobinatore, spingendolo bene in fondo. Inserisci il cerchio più piccolo all’interno del conetto di cartone, fin dove si appoggia al bobinatore. Fissa il cerchio di cartone alle pareti del cono con dello scotch. Per ottenere un conetto più stabile, ritaglia un secondo cerchio di rinforzo e inseriscilo sopra al primo che hai già fissato, senza ulteriore nastro adesivo: servirà ad evitare che il conetto di cartone ‘collassi’ con la tensione del filato.

Utilizza questi coni in cartone riciclato inserendoli nella base del bobinatore — al posto del cono originale in plastica — e fissandoli con due pezzi di nastro adesivo (vedi disegno nel documento PDF). Quando avrai finito di avvolgere il filato, estrai tutto il conetto staccando contemporaneamente i due pezzi di scotch. In questo modo potrai utilizzare il bobinatore Jumbo Royale Brother al suo meglio, per ogni tipo di filato che ti occorre lavorare, anche se non disponi (come me) dei coni di ricambio in plastica originali.

Se ti sei perso/a il pattern dei coni più piccoli, ecco qui il link all’articolo dove puoi scaricarlo. Buon lavoro.

PS: qui di seguito ho aggiunto un video sull’utilizzo di questi bobinatori per attorcigliare. Non è lo stesso identico modello del Brother Royale Jumbo, ma il sistema non cambia: la torsione che si ottiene è leggera, ma è sufficiente per assicurare una piacevole ‘mescolanza’ fra i due filati, una volta lavorati.

Fase due (Quarantine ai ferri)

Su gentile richiesta di un amico di faceBook, Matteo Valenti, che ha trascorso la quarantena lontano dalla sua macchina da maglieria, pubblico la versione della mascherina per lavorazione ai ferri, che ho deciso di chiamare Quarantine – fase2. Precisando che, così com’è, non ha valore di protezione medico-sanitaria, avendo una trama molto larga. La verità è che ci siamo divertiti parecchio a lavorarci sopra e questo ci è bastato per farci trascorrere questi giorni un po’ più serenamente.

Dunque, dopo qualche aggiustamento iniziale per capire il gauge esatto del suo filato/mano/ferri (non è facile confabulare a distanza via computer in generale, figuriamoci con un knitter entusiasta), alla fine ho deciso di calcolare due versioni: una per taglie grandi (la sua) e un’altra per taglie medio-piccole (la mia). Per quanto riguarda il filato, consiglio un cotone a piacimento che abbia lo stesso gauge indicato, in modo da ottenere le stesse dimensioni dei nostri prototipi. (Per i ferri accorciati alla tedesca potete seguire il videotutorial di Emma Fassio, per esempio).

Per i progetti più provocatori suggerisco di utilizzare questo modello come base e di rifinire successivamente la mascherina con decorazioni a piacimento, ricamate o applicate: si vedano, un esempio per tutti, le incredibili mascherine dell’artista tessile Yrurary.

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scarica taglia M

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scarica taglia L

Guardate l’ultimo prototipo di Matteo, con il filato tinto da lui: ne avrà fatti cinque o sei, almeno (quel che si dice un knitter entusiasta).

quarantine+ (versione a macchina, aggiornata)

È lo stesso modello del precedente, ma ottimizzato con l’aggiunta della striscia porta ferretto per il naso. Il ferretto è ricavato dalla chiusura delle confezioni di gallette di mais, che avevo già in casa, ma si può provare a ritagliarlo dalle lattine delle bevande, tipo birra (grazie a Ursa per il consiglio). La striscia si piega e si cuce verso l’interno con ago e filo, lasciando i due lati corti aperti: in questo modo il ferretto si può inserire ed estrarre per le operazioni di lavaggio e sterilizzazione della parte in maglia.

Già che c’ero — ho stramaledettamente molto tempo da dedicare ai dettagli — ho affinato la spiegazione e ottimizzato il passaggio delle diminuzioni ad aghi sospesi.
Felici, post-atomici, smacchinamenti.

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Scarica ITA

[novità] scarica qui sotto la versione in inglese (ringrazio di cuore Alessandrina Costa che mi ha aiutata nella traduzione, da Boston, dove vive).
Attenzione dunque a creare le mascherine DIY attenendosi sempre alle regole igieniche più indicate: lavarsi bene le mani, lavare le mascherine ad alta temperatura, svaporare e lasciare asciugare su piani disinfettati con alcool. Disinfettare anche gli strumenti che si maneggiano e, una volta indossata, non toccare la mascherina con le mani.
Aggiungo ancora qualche link utile:
· qui il blog delle briGatte Mascherine, con link sulla ricerca a tema.
· qui lo studio comparativo sui materiali filtranti di SmartAirFilters [aggiornamento ad aprile 2020].

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Download ENG

quarantine 2020, le mascherine diy

La vera buona notizia, che sto ascoltando dalla radio in questo istante mentre scrivo, è che diverse aziende in Italia stanno riprendendo la produzione delle mascherine di protezione, arrestata già da diversi anni a causa della concorrenza del mercato asiatico.

Nell’attesa che i dispositivi ufficiali tornino reperibili negli scaffali delle farmacie, pubblico la mia versione di mascherina DIY: è in maglia vanisé, con il lato dritto in cotone (a contatto con la pelle) e il lato rovescio in lana. Con il lavaggio e lo strofinamento ad alta temperatura la maglia s’infittisce — oltre a sterilizzarsi — grazie alla capacità infeltrente della lana. Per aumentare maggiormente l’efficacia, la mascherina è a doppio strato, con un’apertura per l’eventuale inserimento di un velo di TNT usa-e-getta. Grazie a questa ‘tasca’ che contiene il materiale filtrante, la mascherina si può realizzare anche in solo cotone, pensando ad una versione per le stagioni più calde.

A tal proposito, segnalo uno studio comparativo sull’efficacia dei materiali di filtraggio delle mascherine fai-da-te, quelle cucite: pare che il top siano il tessuto di rivestimento dei cuscini antiacaro, il jersey delle T-shirt perché si adatta bene al viso, o il cotone degli straccetti da cucina, in quanto morbido e fitto. In doppio strato.

Qui invece si trovano importanti suggerimenti dell’OMS su come indossare la mascherina chirurgica.

E perché tutto ciò abbia un minimo di senso, è comunque bene mantenere il protocollo igienico suggerito di restare a casa il più possibile, lavarsi le mani, non toccarsi il viso, non sputacchiarsi addosso, ecc.. Inoltre, dopo l’utilizzo — che non deve superare le tre ore di tempo — le mascherine DIY vanno lavate a 90° (presumo che una bella svaporata di ferro finale dovrebbe toglierci ogni dubbio).

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