un traforato intrigante

Durante questo ultimo fine settimana ho studiato un punto traforato piuttosto articolato, addocchiato nel gruppo FB di maglieria dedicato al software Dak (DesignaKnit) e di cui era noto solo lo schema per la realizzazione ai ferri.

lo schema per
la lavorazione ai ferri:
come si vede il punto
prevede due colonne
di maglie a rovescio
(la lineetta orizzontale),
che ho deciso di lavorare
manualmente con il
punzone a paletta

tratto da
Laceknittingstitches

La sfida era innanzitutto ridisegnare con Dak-9 lo schema, adattandolo al linguaggio digitale della Brother KH930, che solitamente legge disegni raster/bitmap costituiti da pixel bianchi e neri. In secondo luogo volevo testare l’interactive knitting di un disegno a pizzo. Questa interazione software-macchina è possibile attraverso un sensore posizionato sulla macchina (nel video è la scatola nera col pallino rosso), alimentato dal computer stesso tramite un cavo USB, che legge il passaggio del carrello nel momento in cui il magnete posto sul carrello sfiora il sensore.

Siccome i carrelli coinvolti nella realizzazione del punto traforato, in una Brother, sono due — il carrello L (lace), che sposta i punti da un ago all’altro e il carrello K (knit) che lavora le maglie facendo passare il filo normalmente, come per una maglia rasata — i magneti di cui avevo bisogno erano due. Ecco quindi la soluzione a questa necessità: un piccolo cubo al neodimio (che avevo già in casa da precedenti avventure maglifiche) attaccato alla levetta di metallo del carrello K, mentre il magnetic arm in alluminio, originale Dak, impiegato sul carrello L.

Tornando al disegno dello schema, ho visto che il programma è in grado di elaborare il linguaggio dei simboli — molto simili a quelli del lavoro ai ferri — trasformandoli nel numero di passaggi necessari al carrello L delle Brother. Questo calcolo avviene in automatico nel momento in cui si carica il disegno alla macchina, mentre sull’interfaccia software rimane visualizzato lo schema in simboli. Purtroppo ho potuto constatare anche che il Dak-9 non permette di disegnare due righe consecutive di simboli, cosa che nel mio schema ha creato due righe vuote in più e che il programma riconosce erroneamente come passaggi del carrello K.

Alla fine, infatti, ho dovuto passare 12 volte il carrello-L invece di 10, ignorando gli avvisi del software che mi dicevano di cambiare il carrello (in quelle due righe extra). E poi 2 volte il carrello-K, per lavorare i punti sugli aghi, come al solito nelle lavorazioni a traforato. (12L + 2K).

Dopo diversi test di punti e settaggi, ho ultimato lo schema definitivo e l’ho caricato alla macchina con le opzioni wrong side facing texture, use of colour changer off, per poter lavorare con carrello L a sinistra e il carrello K a destra, come da manuale Brother. In realtà si può tranquillamente lavorare con la posizione dei carrelli invertita, come spesso succede (anche con il Dak).

Inoltre, con la complicità di Marina Fenza (la Maga delle schede), pubblico il suo schema tradotto per schede perforate, software img2track e ayab-knitting. In realtà, mi sembra di capire, anche la maggioranza degli utenti Dak è affezionata agli schemi senza simboli e preferisce visualizzare tutti i passaggi per esteso del carrello L, lasciando solo a quest’ultimo il compito di muovere la cinghia dei disegni per selezionare e muovere gli aghi, in corrispondenza dei pixel neri. Come si fa con le schede perforate, dove il pixel nero corrisponde alla maglia da spostare.
In questo caso il magnete per l’interactive knitting si posiziona unicamente sul carrello K, con manopola disegni in NL (normal, quindi non attiva), come se eseguisse una maglia rasata. Come cartamodello infatti si utilizza una forma (shape file) senza punti integrati, ma con i cali/aumenti calcolati sulla finezza del punto caricato alla macchina. Previo campione, come recita il sacro mantra della maglieria.

aggiornamento
lo stesso schema di simboli può essere elaborato con una bulky KH270, facendo selezionare gli aghi unicamente al carrello K. Di fatto, dovendo manipolare a mano, con i punzoni, tutto il pattern (le KH270 non hanno il carrello Lace per muovere le maglie da un ago all’altro in automatico), bisogna capire fino a che punto sia conveniente utilizzare il carrello K con la cinghia disegni agganciata. E lavorare 12 giri, con i due PART premuti, solo per spostare manualmente le maglie di una riga; disattivare i PART e lavorare i due giri a rasata. Tutto questo senza farsi venire una tendinite cronica agli arti: il carrello della bulkina è molto più pesante di quello delle macchine standard, non vi è dubbio.

Dopo alcuni test ho affinato anche lo schema definitivo per la KH270, in modo da selezionare gli aghi interessati alla manipolazione manuale tutti in una sola passata di carrello: con un punzone da 5 ho mosso le tre maglie della rete, con il punzone da 1/3 le tre maglie delle ‘onde’ e, in ultimo, con il punzone a paletta ho lavorato le colonne a rovescio. Il cambio di colore serve in realtà a ricordarmi di cambiare direzione degli spostamenti.

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