qualche rotella fuori posto · silver reed sk830

In questi giorni, mentre facevo la normale manutenzione di pulizia, ho notato che alla mia nuova scintillante macchina fine gauge elettronica manca qualche rotella, esattamente quelle dell’abbassatore del carrello intarsio.

nota la differenza: le due rotelle installate sono della standard passo 4.5 mm, mentre quella sottostante è di una fine gauge passo 3.6 mm

In realtà, ho verificato poi, si tratta del carrello modello AG-20, accessorio in dotazione alle standard gauge meccaniche: per le elettroniche esiste infatti il modello AG50, che ha la possibilità di essere collegato agli apparati elettronici di lettura schede mylar (EC1) e schemi digitali (PE1), come un carrello normale di prima frontura.

Dunque, a parte la questione del controllo elettronico dei disegni, questo accessorio non si abbinerebbe alla mia SK830, soprattutto a causa delle due rotelle di scorrimento poste sotto alla piastra metallica: i dentini degli ingranaggi infatti hanno un passo più ampio rispetto a quello dei pioli fissi del letto di aghi. E questo crea uno scorrimento disarticolato e rumoroso (qualche musicista sperimentale potrebbe apprezzarlo, ma io no, amo il frusciare leggero dei carrelli che scorrono via come l’olio).

Per farlo funzionare come si deve, dunque, mi è bastato sostituire le rotelle, sottraendone due all’abbassatore della prima frontura, che ne ha ben quattro: eventualmente posso fare il cambio solo nel momento in cui userò il carrellino intarsio, lavorazione a cui non sono molto affezionata (per il momento).

Una ulteriore possibilità è quella di farle stampare in 3D ma, non trovando il file già pronto scaricabile — né gratuitamente, né a pagamento — ho disegnato la rotellina in vettoriale, pronta per essere rielaborata e stampata (i miei disegni appartengono al mondo di Flatlandia).

Una volta modificato il carrello, potrai sempre utilizzarlo in maniera unplugged (meccanica), facendo scorrere gli schemi riga dopo riga manualmente, o dal tuo computer (utilizzando magari un software tipo Gimp o addirittura anche il DAK), o da un foglio di carta stampato.

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una griglia di fori (tuck+slip)

Un po’ lace, un po’ slip e un po’ tuck. Di questo schema esistono varianti che prevedono buchi più grandi: la difficoltà consiste nel “riempire” gli aghi vuoti consecutivi nella maniera più automatica e gradevole possibile. Quindi se riesco, impegni precedenti permettendo, seguiranno altri tutorial.

boo! il fantacentrino

Questo centrino all’unzinetto di Marsha Glassner lo si trova pubblicato in versione free su Ravelry. Piuttosto semplice da seguire (le spiegazioni sono corredate da un grafico molto chiaro), è una sorta di mandala. Rilassante e divertente. Pubblico qui la modifica che ho apportato nei giri 22-23 (e successivi), in modo da smussare i lati della testa del fantasma. Felice Halloween… ah! no : )

la maglia nei film — il potere del cane (jane campion, 2021)

È abbastanza comune l’ossessione, in chi fa la maglia, di notare e talvolta studiare i costumi “maglifici” dei personaggi dei film. Una specie di gioco alla decostruzione e ricostruzione di uno schema, cartamodello o tecnica. E questa scena dell’ultimo film di Jane Campion “Il potere del cane” è fin troppo provocante, perciò ecco la mia analisi.

In un primo momento mi è sembrata una maglia lavorata a macchina, osservando gli screenshot catturati durante la visione del film, sul mio computer, ad una risoluzione infima. A macchina, probabilmente a schede perforate, perché il motivo “a punte” è abbastanza un classico. Poi ho trovato dei fotogrammi in rete più definiti, ho contato i punti ed ho capito che doveva essere stata realizzata ai ferri, più coerentemente con l’inquadramento storico del film, 1930 circa. Così ho provato.

I due schemi, le coste traforate ad effetto rilievo (1) e il motivo “a punte” (2), presi singolarmente, non sono molto difficili da indovinare. È l’allineamento fra i due pattern che risulta un po’ forzato: i moduli ripetuti non sembrano fatti per essere combinati assieme tant’è, per far tornare la simmetria, si dovrebbe togliere un punto. Cosa che ho fatto nel mio campione, ottenendo così un modulo da 24 punti (2b) ed un effetto a zig-zag continuato, valido anche per schede perforate, eventualmente.

Ad ogni modo ho apprezzato la scelta di questa maglia, che a mio avviso rimarca uno dei temi del film, l’importanza del senso del tatto e il feticismo magico dei manufatti, posseduti o creati dagli stessi protagonisti: i fiori di carta, i guanti, la sella, il lembo di tessuto con le iniziali ricamate e, soprattutto, le corde intrecciate di pelle.

aggiornamento: ho provato a realizzarlo anche a macchina, lavorando i motivi a punzone, manualmente, ogni due giri. Già che c’ero, ho riallineato i due schemi della versione originale, riuscendo a centrarli in maniera simmetrica: bastava sfalsare il secondo motivo di mezzo modulo circa. Quindi adesso mi chiedo perché non l’abbiano fatto nella maglia originale.

separazione dei colori con Gimp

In risposta all’articolo di Alessandrina Costa sulla lavorazione a due colori con l’impostazione Tuck: un video dove mostro come rendere la separazione manuale dei colori automatica (e anche piuttosto divertente), usando Gimp e la modalità “differenza” nei livelli.


La prova smacchinata: una volta salvata l’immagine png o jpeg, ho caricato il disegno col Dak alla macchina (Brother KH930), lavorazione fair-isle. Ho avviato 48 punti a maglia unita, poi con carrello a destra (COR) ho fatto il primo giro di pre-selezione degli aghi verso sinistra, con manopola in KCII. Il carrello della seconda frontura rimane impostato su “maglia unita” (normale) per tutta la lavorazione. Nei giri successivi, partendo con il carrello a sinistra (COL), filato di contrasto (ocra), tasti tuck premuti in entrambe le direzioni nel carrello principale, ho continuato la lavorazione cambiando colore ogni due giri, come per il doppio jacquard. Ho usato forse un filato troppo sottile, il 2/28 a due capi per entrambi i colori, con tensione a 0.I: il risultato è una maglia super elastica, tipo punto brioche a due colori. Effetto del tuck.