conetti in cartone riciclato per bobinatore Brother Royale Jumbo

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Costruirsi gli strumenti da sé ha sempre il suo fascino e valore: in questo caso si tratta di accessori abbastanza rari e difficili da reperire nel mercato del seconda mano, ovvero i conetti del bobinatore/attorcigliatore a manovella Brother Royale Jumbo. Quello grande con i due volani e il regola tensione, per intenderci.

Costruirli come faccio io è piuttosto facile, ma richiede un po’ di metodo:
• stampa (senza scalare) e taglia il cartamodello del documento PDF in allegato qui sopra
• applica i due singoli pezzi del cartamodello, il cono aperto e il cerchio, sopra ad un cartoncino (io riciclo le confezioni di alimenti come il riso, biscotti, panettoni, eccetera) e fissali con alcuni pezzi di scotch
• ritaglia col taglierino i pezzi dal cartone, aiutandoti con una riga di metallo ed eventualmente anche con le forbici per le parti curve
• curva e chiudi il cono, pinzando il lato della linguetta con una cucitrice a punti metallici
• inserisci il cono di cartone nel portacono del bobinatore, spingendolo bene in fondo. Inserisci il cerchio più piccolo all’interno del conetto di cartone, fin dove si appoggia al bobinatore. Fissa il cerchio di cartone alle pareti del cono con dello scotch. Per ottenere un conetto più stabile, ritaglia un secondo cerchio di rinforzo e inseriscilo sopra al primo che hai già fissato, senza ulteriore nastro adesivo: servirà ad evitare che il conetto di cartone ‘collassi’ con la tensione del filato.

Utilizza questi coni in cartone riciclato inserendoli nella base del bobinatore — al posto del cono originale in plastica — e fissandoli con due pezzi di nastro adesivo (vedi disegno nel documento PDF). Quando avrai finito di avvolgere il filato, estrai tutto il conetto staccando contemporaneamente i due pezzi di scotch. In questo modo potrai utilizzare il bobinatore Jumbo Royale Brother al suo meglio, per ogni tipo di filato che ti occorre lavorare, anche se non disponi (come me) dei coni di ricambio in plastica originali.

Se ti sei perso/a il pattern dei coni più piccoli, ecco qui il link all’articolo dove puoi scaricarlo. Buon lavoro.

PS: qui di seguito ho aggiunto un video sull’utilizzo di questi bobinatori per attorcigliare. Non è lo stesso identico modello del Brother Royale Jumbo, ma il sistema non cambia: la torsione che si ottiene è leggera, ma è sufficiente per assicurare una piacevole ‘mescolanza’ fra i due filati, una volta lavorati.

Fase due (Quarantine ai ferri)

Su gentile richiesta di un amico di faceBook, Matteo Valenti, che ha trascorso la quarantena lontano dalla sua macchina da maglieria, pubblico la versione della mascherina per lavorazione ai ferri, che ho deciso di chiamare Quarantine – fase2. Precisando che, così com’è, non ha valore di protezione medico-sanitaria, avendo una trama molto larga. La verità è che ci siamo divertiti parecchio a lavorarci sopra e questo ci è bastato per farci trascorrere questi giorni un po’ più serenamente.

Dunque, dopo qualche aggiustamento iniziale per capire il gauge esatto del suo filato/mano/ferri (non è facile confabulare a distanza via computer in generale, figuriamoci con un knitter entusiasta), alla fine ho deciso di calcolare due versioni: una per taglie grandi (la sua) e un’altra per taglie medio-piccole (la mia). Per quanto riguarda il filato, consiglio un cotone a piacimento che abbia lo stesso gauge indicato, in modo da ottenere le stesse dimensioni dei nostri prototipi. (Per i ferri accorciati alla tedesca potete seguire il videotutorial di Emma Fassio, per esempio).

Per i progetti più provocatori suggerisco di utilizzare questo modello come base e di rifinire successivamente la mascherina con decorazioni a piacimento, ricamate o applicate: si vedano, un esempio per tutti, le incredibili mascherine dell’artista tessile Yrurary.

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Guardate l’ultimo prototipo di Matteo, con il filato tinto da lui: ne avrà fatti cinque o sei, almeno (quel che si dice un knitter entusiasta).

quarantine+ (versione a macchina, aggiornata)

È lo stesso modello del precedente, ma ottimizzato con l’aggiunta della striscia porta ferretto per il naso. Il ferretto è ricavato dalla chiusura delle confezioni di gallette di mais, che avevo già in casa, ma si può provare a ritagliarlo dalle lattine delle bevande, tipo birra (grazie a Ursa per il consiglio). La striscia si piega e si cuce verso l’interno con ago e filo, lasciando i due lati corti aperti: in questo modo il ferretto si può inserire ed estrarre per le operazioni di lavaggio e sterilizzazione della parte in maglia.

Già che c’ero — ho stramaledettamente molto tempo da dedicare ai dettagli — ho affinato la spiegazione e ottimizzato il passaggio delle diminuzioni ad aghi sospesi.
Felici, post-atomici, smacchinamenti.

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[novità] scarica qui sotto la versione in inglese (ringrazio di cuore Alessandrina Costa che mi ha aiutata nella traduzione, da Boston, dove vive).
Attenzione dunque a creare le mascherine DIY attenendosi sempre alle regole igieniche più indicate: lavarsi bene le mani, lavare le mascherine ad alta temperatura, svaporare e lasciare asciugare su piani disinfettati con alcool. Disinfettare anche gli strumenti che si maneggiano e, una volta indossata, non toccare la mascherina con le mani.
Aggiungo ancora qualche link utile:
· qui il blog delle briGatte Mascherine, con link sulla ricerca a tema.
· qui lo studio comparativo sui materiali filtranti di SmartAirFilters [aggiornamento ad aprile 2020].

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come aprire il carrello di una Silver (SK-328)

Pubblico questo tutorial in fretta e furia, per aiutare Paola V. che ha bisogno di aprire il suo carrello modello Silver Reed SK700 (le equivalenti di Necchi, Empisal, Knitmaster, Singer, eccetera, come mi piace sempre ricordare).


1. per prima cosa svita i perni ed estrai la maniglia di plastica. Poi svita e togli le due viti del frontalino di plastica superiore (non in tutti i modelli la scocca è divisa in due parti, ma tant’è, se ci sono queste due viti, non esitare: toglile).

2. poi svita ed estrai le due viti dietro.

3. adesso ruota la rotella della tensione sullo zero e sollevala con le mani (è inserita a pressione). Poi posiziona la leva dei punti tutta verso destra, sulla lettera F, fair-isle (in questo mio carrello le scritte sono in giapponese… sempre più avvincente!) ed estrai tutti e due i pezzi, parte tonda di metallo e scocca di plastica.

3. per togliere anche la seconda parte della scocca di plastica, devi girare sottosopra il carrello e premere delicatamente i lati verso l’interno, in corrispondenza di quei due piedini di plastica indicati dalla freccia: se ne sganci uno, viene via tutta la scocca.

Adesso puoi ammirare l’interno del carrello in tutto il suo splendore: troverai sicuramente della simpatica lanuggine, mista a polvere e grasso. Se vedi che è abbastanza pulito, conviene tenere il suo grasso originale, il più possibile. In caso contrario, fai una pulizia aiutandoti con pinzette e straccetti (in carta o in panno da lavare e riutilizzare, cercando di evitare troppi strumentini usa-e-getta). Nei meccanismi di metallo io uso l’olio per le macchine Singer, qualche goccia: mi sono sempre trovata bene e ho notato che pulisce anche il grasso più sporco e indurito, senza creare problemi nel tempo.

Se guardi bene, il mio carrello montava nella parte sinistra un tamburo di un altro modello Silver, esattamente di una 360, come ho potuto verificare in seguito: questo pezzo, messo lì da un precedente riparatore a me sconosciuto (sennò gliene avrei dette volentieri quattro), causava il blocco del carrello, al momento di attivare la camma per il lettore schede (ovvero: levette laterali in ▼). Difatti il blocco avveniva solo sul lato sinistro.

Ancora una volta sono riuscita a risolvere il problema chiedendo aiuto in un gruppo FB inglese molto attivo, trovando una signora che vende pezzi di ricambio: ho potuto così acquistare un carrello di una SK-326 e sostituire tutto il tamburo. Spendendo una cifra contenuta: occhio solo alle spese di spedizione e tasse doganali esagerate (tante grazie Brexit!). Adesso però il carrello scorre liscio come l’olio.

Per richiudere il carrello procedi a ritroso, come sempre: scocca di plastica, viti, eccetera.. ma quando arrivi all’inserimento della rotella di tensione nella sua sede di metallo, presta attenzione nel far combaciare la fessura col perno indicato dalla freccia. Controlla che tutto si incastri e poi fai un po’ di pressione. Riavvita la maniglia ed… eccofatto.