Per fare il doppio jacquard (o DBJ, double bed jacquard) sulle macchine elettroniche a finezza media e bulky, con l’effetto bird’s eye sul retro del lavoro, bisogna manipolare gli aghi della seconda frontura (ribber), alzandoli alternativamente (EON, every other needle), ad ogni giro. Questo perché i carrelli della seconda frontura non hanno la funzione automatica che lo consente, come le manopoline lili presenti nelle Brother standard e i tasti 1-1 nelle Silver Reed standard e fine.
Nel video ometto solo il piazzamento delle camme magnetiche (anche se si vedono bene in diversi momenti), che servono al carrello per rilevare gli aghi e sincronizzare la lavorazione dal computer alla macchina: le dispongo esattamente in corrispondenza dell’ultimo e primo ago/pixel del disegno, ovvero nel 58° ago a sinistra e 59° ago a destra. Nella seconda frontura avrò quindi esattamente 58+58 aghi, in numero pari, sfalsati di mezzo punto (leva di spostamento in H), come per la maglia unita.
camme magnetiche · cast-on
Ecco come si fa (attiva i cookies per visualizzare il video qui sotto e non dimenticare i sottotitoli, per una migliore comprensione dei passaggi):
foglie d’ulivo: forza, resilienza, perseveranza. rete da pesca: collegamento tra i marinai palestinesi e il Mediterraneo. linee in grassetto: rotte commerciali che attraversano la Palestina, inclusa la Via della seta.
Se desiderate acquistare una kefiah tradizionale, assicuratevi di acquistarla da negozi gestiti da palestinesi: Hirbawi · KUVRD · Paliroots [fonte: JL Turnham, su Ravelry]
Ad oggi, mentre scrivo, credo di aver capito — dal loro profilo Instagram — che gli unici rimasti in attività siano i primi dei tre citati, Hirbawi. Infine, un paio di link per approfondire i temi sulla devastazione e la sostituzione etnica in atto in Palestina.
Qui di seguito potete scaricare e copiare la mia versione di pattern per macchine da maglieria elettroniche: la rete da pesca è un modulo 8 x 14 px, la foglia d’ulivo è 16 x 6 px
A gentile richiesta, ecco pronto il pattern di Felix (già pubblicato nella sezione progetti/schemi jacquard del sito), in due comodi PDF, contenenti anche la versione “doppio jacquard” (DBJ per gli/le amiche) e altrettanto comodi PNG e STP per i software DAK, img2track, ayab, eKnitter, ecc… Cosa vuoi dippiù, dico io.
Per chi volesse tagliare la scheda con una vinyl-cutter, tipo Cricut o Silohuette Cameo, può utlizzare il software online di Brenda A.Bell. Io ho più confidenza con Oknitme, ma ho dovuto smanettare un po’ con pixel e vettori per dividere il pattern in due o tre pezzi, perché Oknitme ha il limite di processare disegni alti 48 e 60 giri. Beh, scegliete voi, a seconda delle vostre risorse (altrimenti scaricate anche i tracciati vettoriali SVG). Buona maglia!
Il carrello RJ1 della seconda frontura (ribber) rende possibile lo scartamento degli aghi uno sì e uno no (every other needle), nelle macchine standard gauge Silver Reed.
Esternamente è identico ai carrelli FRJ80, propri delle macchine fine gauge (come la mia sk830). E infatti funziona anche su di esse, finché si tratta di fare per esempio i punti a coste o la maglia unita. Ma per attivare i due tasti in grado di scartare un ago sì e uno no ( i-i ) — e rendere possibile il cosiddetto “bird’s eye effect” sul retro del doppio jacquard — bisogna sostituire due camme interne: nelle standard gauge si presentano come due piccoli ingranaggi con quattro pippiolini, entro cui scorrono gli aghi ad un passo di 4.5 mm fra un ago e l’altro, mentre nelle fine gauge i pippiolini sono cinque, per poter scartare aghi più piccoli e più ravvicinati, al passo di 3.6 mm.
Una volta ho visto un carrello FRJ80 in vendita in un sito russo alla cifra di 2400 euro: era completo di ribber e utensili correlati (pesetti e pettini) ma vabbe’, abbiamo capito a che cosa ci troviamo difronte… una rarità assoluta.
carrello standard gauge, con camme da quattro pippiolini
Grazie ad un’operazione di reverse engineering (più banalmente: ricalcando le foto di questo post su Ravelry di Heidi Capatos) sono riuscita a disegnare le camme in vettoriale. Prontamente Mauro Alfieri ha trasformato i miei disegni a due dimensioni in file a tre dimensioni, per poi realizzare i pezzi veri e propri in plastica, utilizzando la sua stampante 3D (trovi i suoi file condivisi su Thingiverse). Fin qui tutto bene.
La parte più difficile è stata smontare l’ingranaggio standard e rimontare quello fine, limando delicatamente il perno di acciaio nella ribattitura che lo blocca e lo sostiene al ponte. Ho quindi dovuto ricreare un perno nuovo, avendone consumato leggermente la punta per poterlo estrarre. Per fare questo ho tagliato e limato dei perni dello stesso diametro ma più lunghi, comprati in ferramenta (ma probabilmente si possono trovare delle minuterie metalliche più adatte fra gli articoli per pellettieri, con una ricerca più accurata).
Mettere insieme i pezzi invece non è stato difficile, bisogna: 1. aprire il carrello (svitando le quattro viti ottonate indicate dalle frecce)
2. estrarre le camme (svitando due viti)
camme standard gauge
3. limare la punta del perno ribattuta, estrarlo, sostituire la rotella da quattro con quella da cinque pippiolini (in inglese “pins“.. non so come altro chiamarli), sostituire e ribattere il perno per fissare la rotellina al suo posto
4. piegare la striscia di metallo indicata dalla freccia in modo da fermare la nuova rotella come indicato nel disegno
camme modificate fine gauge, con cinque pippiolini
5. rimontare le camme al loro posto, chiudere il carrello… et voilà! Ecco gli aghi selezionati alternativamente, pronti per fare il doppio jacquard con l’effetto bird’s eye sul retro. Felicità.
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