conetti in cartone riciclato per bobinatore Brother Royale Jumbo

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Costruirsi gli strumenti da sé ha sempre il suo fascino e valore: in questo caso si tratta di accessori abbastanza rari e difficili da reperire nel mercato del seconda mano, ovvero i conetti del bobinatore/attorcigliatore a manovella Brother Royale Jumbo. Quello grande con i due volani e il regola tensione, per intenderci.

Costruirli come faccio io è piuttosto facile, ma richiede un po’ di metodo:
• stampa (senza scalare) e taglia il cartamodello del documento PDF in allegato qui sopra
• applica i due singoli pezzi del cartamodello, il cono aperto e il cerchio, sopra ad un cartoncino (io riciclo le confezioni di alimenti come il riso, biscotti, panettoni, eccetera) e fissali con alcuni pezzi di scotch
• ritaglia col taglierino i pezzi dal cartone, aiutandoti con una riga di metallo ed eventualmente anche con le forbici per le parti curve
• curva e chiudi il cono, pinzando il lato della linguetta con una cucitrice a punti metallici
• inserisci il cono di cartone nel portacono del bobinatore, spingendolo bene in fondo. Inserisci il cerchio più piccolo all’interno del conetto di cartone, fin dove si appoggia al bobinatore. Fissa il cerchio di cartone alle pareti del cono con dello scotch. Per ottenere un conetto più stabile, ritaglia un secondo cerchio di rinforzo e inseriscilo sopra al primo che hai già fissato, senza ulteriore nastro adesivo: servirà ad evitare che il conetto di cartone ‘collassi’ con la tensione del filato.

Utilizza questi coni in cartone riciclato inserendoli nella base del bobinatore — al posto del cono originale in plastica — e fissandoli con due pezzi di nastro adesivo (vedi disegno nel documento PDF). Quando avrai finito di avvolgere il filato, estrai tutto il conetto staccando contemporaneamente i due pezzi di scotch. In questo modo potrai utilizzare il bobinatore Jumbo Royale Brother al suo meglio, per ogni tipo di filato che ti occorre lavorare, anche se non disponi (come me) dei coni di ricambio in plastica originali.

Se ti sei perso/a il pattern dei coni più piccoli, ecco qui il link all’articolo dove puoi scaricarlo. Buon lavoro.

PS: qui di seguito ho aggiunto un video sull’utilizzo di questi bobinatori per attorcigliare. Non è lo stesso identico modello del Brother Royale Jumbo, ma il sistema non cambia: la torsione che si ottiene è leggera, ma è sufficiente per assicurare una piacevole ‘mescolanza’ fra i due filati, una volta lavorati.

non gettiamo la spugna!

Da un paio di anni ho scoperto come evitare di acquistare le spugne in plastica usa-e-getta per lavare i piatti: creandone di mie, in maglia, con del filo grosso di cotone colorato o naturale per alimenti. Dopo alcune prove, il punto prescelto è il classico legaccio che, con la sua struttura ‘molleggiante’, rende la superficie del panno solcata da rilievi, resistente, morbida ed elastica. Tant’è, consiglio di usarle anche per lavare viso e corpo, magari scegliendo cotoni più morbidi, aumentando il formato e creando un’asola (una doppia-catenella all’uncinetto) per poterle appendere ai gancetti del bagno.
In alto i ferri dunque!, nel tentativo di ridurre la plastica dal nostro quotidiano.

• ferri n.3 mm
• ago da maglia
• cotone grezzo naturale da 50 gr per 40m
• punto legaccio
• cuciture invisibili

per la versione grande con asola:
• cotone grezzo naturale 100 gr/80m
• uncinetto 2,5/3 mm
• catenella doppia

  1. avvia 16 maglie, lasciando un pezzo di filo lungo circa 3 o 4 volte il lato lungo della spugna (circa 50 cm vanno più che bene) e lavora a legaccio un rettangolo di maglia, per circa 98 giri. Alla fine lascia le maglie aperte sul ferro e una coda di filo circa 3-4 volte la lunghezza della somma dei due lati della spugna. Fai in modo che la codina d’inizio e quella finale si trovino nello stesso lato (vedi lo schema).
  2. piega a metà il rettangolo ottenuto e cuci dapprima il lato lungo, utilizzando il filo lasciato all’inizio. Chiudi con una cucitura invisibile — come illustrato qui sotto — e intreccia la codina di filo che avanza, per fermarla.
    Chiudi anche i rimanenti due lati, utilizzando l’altro pezzo di filo. Se vuoi fare anche l’asola, prima di intrecciare l’avanzo della seconda codina (un po’ più lungo), con un uncinetto esegui una catenella doppia.

conetti in cartone riciclato e lana vintage

In dicembre Ester mi ha regalato una quintalata di lana finissima in matasse, recuperata a sua volta da un giro di sferruzzatrici che hanno rilevato l’eredità di una designer, purtroppo a me ancora sconosciuta. Spero prima o poi di scoprirne il nome. Intanto, nel filato ho trovato delle etichette che ne tracciano la provenienza — famiglia Zegna, dunque Biellese e Valsesia, Piemonte — e lo datano nella seconda metà del 1960. Il titolo di tutte le matasse, sottilissimo, corrisponde in media al 2/36-2/48-1/25.

Dunque, perché non autocostruirmi dei conetti da utilizzare col mio roccatore a manovella, per smatassare quei 9-10 kg di filato e poterlo usare a 3, 4 o 5 fili? Farli è molto semplice, basta avere un taglierino, una forbice e una graffettatrice (a punti un po’ larghi). E del nastro adesivo.

  • scarica e stampa il pdf allegato qui sotto, in scala 1:1 su un foglio A4.
  • ritaglia lungo i bordi neri e appunta con lo scotch i tre ‘modelli’ di carta sul cartone (se ricicli le confezioni ad esempio di cereali, birra, ecc, è l’ideale).
  • taglia i tre pezzi definitivi dal cartone, utilizzando un cutter affilato e le forbici.
  • ora assembla i pezzi ottenuti, cominciando a curvare la parte con i dentini e richiudendola sulla linguetta con la graffettatrice.
  • inserisci il cerchio grande, quello col buco, e fissalo con la graffettatrice ai ‘dentini’ (ripiegati all’infuori), a formare la base del cono.
  • infine inserisci il cerchio piccolo di rinforzo all’interno, a mo’ di tappo, all’altezza circa della linea tratteggiata (fin dove si incastra): questo passaggio è più pratico se infili prima il conetto nel porta-cono del roccatore.
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aggiornamento (dicembre 2020): in questo nuovo articolo puoi scaricare il cartamodello per i coni più grandi, adatti al bobinatore Brother Royale Jumbo.

la mia prima volta (con un CAD parametrico)

premessa
Valentina e Seamly2D sono due software open source gemelli, dedicati al disegno del cartamodello: precisamente il secondo è nato da una costola del primo, dopo la definitiva separazione dei due soci fondatori, l’americana Susan Spencer (addetta alle relazioni pubbliche) e l’ucraino Roman Telezhinsky (lo sviluppatore software).

There are now two projects that share the proverbial 99% of code base: 1) original Valentina project, forked by its founder Roman Telezhinsky, 2) Seamly2D, managed by Valentina’s other founder, Susan Spencer.” (Alexandre Prokoudine in questo articolo)

Io ho preferito lavorare su Valentina per comodità, avendo già installato nel mio computer una vecchia versione, recentemente aggiornata all’ultima. Da un punto di vista utilitaristico forse ho fatto inconsapevolmente la scelta migliore, perché lo sviluppatore di Valentina pare stia continuando a migliorane il codice, mentre Seamly2D sarebbe rimasto fermo alle traduzioni della versione ucraina. Staremo a vedere.

il corso
Tornando alle mie esperienze, ad ottobre ho partecipato al corso Cartamodelli digitali con Seamly2D/Valentina, tenuto a WeMake dalla maestra Sara Savian, la mia complice nei progetti di formazione in ambito moda (DigitalFashion).

Dove finalmente ho infranto un mio tabù personale su questo programma, abbastanza ostico da approcciare da autodidatta, come invece è mia abitudine fare.

È ostico perché la modellistica, il progetto del cartamodello, è un tema complesso: richiede solitamente anni di studi approfonditi in scuole costose, dove si impara, in poche parole, a vestire svariate tipologie di corpi umani, ridisegnandole stese su un piano bidimensionale (il tessuto).

Per farla breve, occorre acquisire un sistema elastico di regole, adattabile a molteplici variabili. Con tutte le implicazioni culturali che l’abito rappresenta. Ecco perché non esiste un sistema universale, ma una moltitudine: ogni scuola adotta e sviluppa il proprio metodo, con la pubblicazione di manuali più o meno aggiornati e ricercati.

Elenco dei sistemi di modellistica disponibile nelle preferenze del programma

Superato il timore reverenziale verso la modellistica — mitigato dal fatto che, in fondo, i cartamodelli per la maglia sono più semplici di quelli per il tessuto — ho imparato finalmente ad usare Valentina. Riscoprendolo come un software abbastanza intuitivo, ma soprattutto utile ai miei progetti maglifici… più di quel che immaginassi prima del corso.

Valentina non solo mi permette di disegnare in vettoriale, cosa che già facevo con Inkscape e Illustrator, ma anche di avere ogni tratto e curva misurabili e riconducibili al mio sistema di taglie. Perché il programma è quel che si dice un CAD parametrico: se per esempio cambio la misura dello scalfo, in automatico si modificherà anche la dimensione della manica, disegnata a parte ma collegata al tutto. Se imposto una taglia differente, in un solo clic cambierà tutto il cartamodello, in ogni suo singolo pezzo. Eccetera.

Ecco perché, a mio avviso, la parte più impegnativa è impadronirsi del linguaggio della modellistica e compilare delle tabelle-taglie il più organizzate possibile (in realtà, per fare questo Valentina contiene in sé degli strumenti che ti suggeriscono le misure del corpo da tenere in considerazione).

il prototipo
Dunque, il primo lavoro che ho realizzato dopo il corso, visibile in queste foto, è stato il progetto perfetto per iniziare: una cappa minimale dai contorni geometrici, ideata da Maryana Pyetsukh (ucraina anche lei!), studentessa in fashion design alla Naba di Milano. Siccome è ancora un progetto in corso d’opera, non posso raccontare molto di più, ma mi riservo di farlo in un articolo prossimo futuro, sempre con il suo consenso.

Per il momento passi la mia grandissima soddisfazione nell’aver messo in pratica gli insegnamenti della maestra Sara Savian, disegnando il protipo col software open source Valentina Cad. Open source, gratuito e multipiattaforma: chiunque può installarlo nel proprio computer e cominciare ad usarlo.

Joe Gauge, il calibro con un teschio intorno

il compensato di faggio è un materiale meraviglioso, molto compatto e resistente, perfetto per i piccoli oggetti personalizzati al laser. Joe Gauge è un calibro di precisione per ferri da maglia, levigato finemente e protetto da una cera neutra per legno, che ne esalta le proprietà naturali: un colore che non ti stancherai mai di guardare, la superficie setosa e calda al tatto, il profumo del legno. Uno strumento di culto per ogni knitter incallit* che si rispetti (non a caso è anche il preferito di Alice Twain, del blog Maglia e uncinetto), da indossare eventualmente anche come ciondolo sotto alla scollatura.
disponibile nel mio etsy store e da Lanadimiele.

il suo bel packaging in carta riciclata è una busta origami fatta a mano

versione in pmma rosso fluo